venerdì 15 maggio 2009

IL PICCOLO - 15 maggio 2009

Trombetta, dal Sevegliano alla Champions League
Bella esperienza allenare in Romania...
TRIESTE- Guidava il Cluj terzo in classifica nella serie A rumena ma il presidente l’ha esonerato pur dopo quel po’ po’ di Champions League disputata. Un girone davvero equilibrato e la formazione allenata da Maurizio Trombetta non è stata ammessa nemmeno alla Coppa Uefa pur avendo battuto la Roma e pareggiato col Chelsea, non c’era nessuna squadra ammazza-girone e dunque i punti si sono sparpagliati. Il presidente Muresan (un nome molto comune in Transilvania) teneva molto al campionato per poter giocare di nuovo o la Champions League o la Coppa Uefa - si tratta di qualche milione di euro - e non era soddisfatto del piazzamento del club. Ma adesso, dopo che Trombetta se n’è andato, il destino ha fatto che il Cluj viaggi al sesto posto.
In ogni modo l’esperienza nel club della Transilvania, la zona più industrializzata della Romania, popolata da un forte minoranza magiara, è stata molto positiva. «Gente seria, lavoratori, i giocatori non si tirano mai indietro se c’è da faticare. E anche gli stranieri che arrivano - africani, argentini, portoghesi - assumono presto la mentalità del posto. Magari dal punto di vista organizzativo in Romania non sono certo all’altezza dell’Italia o degli altri campionati che vanno per la maggiore. Per questo mi è stata di enorme utilità l’aver lavorato da allenatore capo col Sevegliano, ho capito cosa vuol dire avere la responsabilità totale della squadra senza mezzi illimitati che hanno i grandi club. Prima, da secondo, ho avuto tempo di studiare giocatori e situazioni, tensioni e fatiche. Ma sempre con una parte soltanto di responsabilità. Con Galeone siamo stati insieme cinque campionati, persona tutta particolare, amante dello spettacolo. Con lui lavoravon molto perchè delegava. Bene mi sono trovato anche con Guidolin, allenatore pignolo, gran studioso di movimenti tattici. Ho imparato da entrambi, ma in Romania ho camminato con le mie gambe e sono soddisfatto di quello che abbiamo fatto».
Beh, soddisfatto è dire poco. Al cospetto di una Roma molto considerata in ambito europeo, lo sconosciuto Cluj ha vinto con una doppietta di Culio. Poi ha costretto il magno Chelsea a impattare senza gol. Sfortuna col Bordeaux e anche al ritorno coi giallorossi. «Abbiamo perso ma abbiamo giocato sempre alla pari. Non ci siamo mai rintanati nella nostra area. Vuol dire che i giocatori hanno un buon tasso di classe. In Romania manca forse l’abitudine alla concetrazione per tutti i 90’ di gioco. Forse è questa la pecca del calcio rumeno».
«Allenavo un mediano, poteva fare anche il difensore centrale, che sarebbe pronto per campionati din alto livello. Si chiama Muresan come il presidente ma non sono parenti. Sa fare di tutto, tatticamente è pronto, ha 25 anni - ricorda Trombetta - poi Culio l’avete conosciuto per i gol realizzati. Lui cresce molto in questi mesi. Fino a 19 anni giocava per i campetti di amatori, lavorava come muratore. Ha mezzi tecnici interessanti e adesso spera di finire in Russia dove lo pagherebbero molto bene. In Romania gli ingaggi sono a livello della nostra serie B, non di più, a parte i campioni. Ma c’è un altro nome da farci una scommessa, è argentino, Dubarbier, 22 anni e tecnica da fuoriclasse. Deve aspirare a palcoscenici di prima grandezza perchè ha mezzi fuori dal comune ma la testa ancora non è quella che deve avere un campione. Però migliora in fretta».
E adesso? Adesso Maurizio Trombetta vuole proseguire da responsabile primo, in panchina da solo, forte di esperienze in serie A e B lungo dieci anni in Italia e all’estero. Qualcuno si è segnato il suo nome già quest’inverno dopo l’exploit del Cluj in Champions. Trombetta presentava la sua squadra e se medesimo con serenità, senza proclami inutili ma con realismo, raccontava dei suoi giocatori e ricordava il valore degli avversari. «Se sono rose, fioriranno» - dice Trombetta. Lui si sente pronto a misurarsi con questo calcio, in Italia o fuori del Belpaese. «Lontani da casa propria è sempre un’esperienza da fare, si migliora come uomini, si apre il cervello». Per intanto: in bocca al lupo.
Bruno Lubis