domenica 31 ottobre 2010

Bari-Udinese: sfida tattica, decisivi i Mister

Messaggero Veneto - sabato 30 Ottobre 2010
L'angolo del Tecnico
di MAURIZIO TROMBETTA

L’insidiosa trasferta con il Bari dei molti ex per continuare il cammino di crescita intrapreso dall’Udinese. C’è da aspettarsi una sfida molto interessante a livello tattico tra due allenatori che pongono un’attenzione maniacale a questo aspetto.Ventura è capace di ripetere in maniera ossessivamente schematica lo sviluppo dell’azione, Guidolin è abile a modellarsi sulle caratteristiche della squadra avversaria per limitarne le potenzialità, ponendo così le basi per sfruttare poi al meglio le qualità dei suoi giocatori.
La partita di Coppa Italia giocata un giorno e mezzo dopo rispetto all’Udinese, l’atmosfera calda dello stadio San Nicola, l’opposto rendimento nelle ultime tre di campionato (tre vittorie i friulani, tre sconfitta i pugliesi), sono i fattori che possono influenzare l’andamento dell’incontro. Il modulo adottato dal Bari può essere tranquillamente definito 4-2-4, visto il comportamento univoco delle tre linee di gioco e dei giocatori che le compongono con movimenti particolarmente coordinati in entrambe le fasi di gioco.
FASE DI NON POSSESSO
Dieci uomini sotto la linea della palla! Questo l’ordine immediato una volta persa la sfera per i giocatori di Giampiero Ventura. Probabilmente anche per ovviare alle non fenomenali qualità prettamente difensive della linea dei quattro dietro. Da sinistra a destra Salvatore Masiello (ex trequartista o esterno alto, passato anche se in maniera fugace per Udine), Parisi (terzino di spinta fino ad inizio stagione), Andrea Masiello e Belmonte, unici due difensori di ruolo. In porta Gillet, un vero “gatto” fra i pali, meno abile, invece, nelle uscite. L’abbassamento della linea oltre a permettere gli aiuti reciproci dei difensori, limita lo spazio tra portiere e difesa sui cross. I quattro attaccanti si comportano come una linea di centrocampisti con pressione sulla palla e relative coperture, i due mediani lavorano soprattutto sulle traiettorie di palla e sul recupero dei “rimbalzi” in zona centrale, lasciando il compito dei raddoppi in fascia agli esterni d’attacco.
FASE DI POSSESSO
Si parte naturalmente dal famoso “giro palla” sulla linea dei difensori, per attirare i giocatori avversari in pressing nella propria metàcampo, e liberare più spazio possibile alle spalle della linea di difesa della squadra opposta. La disposizione avanzata con Alvarez o Rivas a destra, Ghezzal a sinistra e la coppia Barreto e Kutuzov/Castillo davanti, permette poi delle accelerazioni impressionanti. Gli esterni lasciati appositamente larghi per consentire i fondamentali movimenti dei due attaccanti centrali in spazi più ampi possibile.
La coordinazione ed il sincronismo del semplice movimento “corto/lungo”, con spettacolare applicazione del “velo”, per permettere poi lo sviluppo azione con palla a terra e gli inserimenti anticipati degli esterni in profondità sulle fasce. Fondamentali naturalmente nello sviluppo di gioco i due mediani, un altro ex udinese, Almiron e il friulano Donati, sempre abili a trovare le soluzioni prestabilite per sfruttare la velocità e la grande tecnica degli attaccanti.

lunedì 25 ottobre 2010

Palermo-Udinese

L'angolo del tecnico
Messaggero Veneto

sabato, 23 Ottobre
di MAURIZIO TROMBETTA

Ecco il Palermo del presidente Zamparini per l’Udinese. Quella siciliana è la società che sta seguendo meglio di tutte la strada intrapresa prima di tutti in Italia dai Pozzo: investimenti su giovani talenti, nella maggior parte dei casi semi-sconosciuti e stranieri, da valorizzare e rivendere con ricavi anche consistenti, ma con crescita continua del livello di prestazione della squadra. Impressionante la “batteria” di giocatori di gran qualità delle classi ’88 ’89 e ’90, una delle rose che, come l’Udinese, è composta più o meno per la metà di stranieri, di cui la gran parte “titolari”. Da verificare l’eventuale contraccolpo psicologico della batosta subita in Uefa League, ma comunque da tenere in considerazione che non erano presenti, e quindi hanno “riposato” per il campionato, giocatori fondamentali come Sirigu, Munoz, gli sloveni Bacinovic e Ilicic e Pinilla. Rossi ha trovato la quadratura del cerchio con l’utilizzo del modulo 4-3-2-1 che gli consente di sfruttare al meglio le caratteristiche degli 11 che sta schierando, e di poter mettere a frutto le sue grandi capacità di lavorare sui tempi di gioco e di inserimento.

DIFESA Come evidenziato in settimana anche da Zamparini è il reparto che manifesta ancora le maggiori carenze. I due esterni Cassani a destra e Balzaretti a sinistra garantiscono una spinta di livello assoluto, ma entrambi per caratteristiche intrinseche non sono particolarmente portati per la fase prettamente difensiva. La squalifica di Bovo costringerà l’allenatore a far giocare Munoz e Goian, una coppia di centrali che soffre in maniera evidente nell’ uno contro uno.

CENTROCAMPO Qui sta la vera forza del Palermo. L’inserimento di Bacinovic in mezzo, certamente meno classe di Liverani, ma tempi di gioco più rapidi e tanta corsa e contrasto, affiancato da due “cagnacci” come Migliaccio e Nocerino (quest’ultimo anche un bel piede), fanno del reparto una solida base su cui poter poi innestare le fenomenali doti di quelli davanti. Il recupero palla viene effettuato di squadra, senza un pressing asfissiante, nella propria metàcampo, a volte abbassandosi anche un po’ troppo, permettendo però così ampi spazi per le ripartenze.

ATTACCO La formula 2 + 1 è costituita attualmente da Ilicic, caratteristiche più da centrocampista, con facilità di corsa e impressionante conclusione da fuori e da Pastore, classe ’89, fisico all’apparenza mingherlino, con accelerazioni già devastanti nello stretto, figurarsi quando può giostrare negli spazi, giocatore che si sta affermando a livelli da fuoriclasse già alla seconda stagione in Italia. Unica punta Pinilla (non a caso inseguito a lungo anche dall’Udinese), capace di far salire la squadra, ma anche di triangolare palla a terra in special modo con Pastore, più adatto per caratteristiche di gioco rispetto all’alternativa Hernandez, altro interessantissimo giovane, più veloce e pericoloso sulle palle in profondità, ma meno capace di giocare per la squadra.

domenica 17 ottobre 2010

Brescia-Udinese: l'arma migliore è il contropiede

Messaggero Veneto
L'angolo del tecnico:

Sabato 16 ottobre 2010 - Pagina 19 - Sport
di MAURIZIO TROMBETTA

Un’altra matricola terribile per l’Udinese. Il Brescia non ha ancora pareggiato una partita, ha vinto entrambe le gare disputate in casa, segna e subisce un cospicuo numero di gol e, dopo aver vinto tre partite consecutive con Palermo, Chievo e Roma, è reduce da due sconfitte fuori casa con Bari e Lazio. Squadra che potrebbe sembrare non aver ancora raggiunto una continuità di rendimento, ma che invece sul campo dimostra una sua fisionomia ben precisa: Inchini, basandosi su un modulo di gioco 4-3-1-2, l’ha impostata, l’ha strutturata, la fa giocare e le ha dato la mentalità di una squadra prettamente “contropiedista”.
FASE DI NON POSSESSO
Organizzata con cura e attenzione, si basa sul restringimento degli spazi conseguente all’accorciamento delle due linee 3 + 4 di centrocampo e difesa. I 3 giocatori d’attacco non effettuano un gran pressing, di fatto si abbassano solo nella propria metàcampo, pronti a recuperare tutti i palloni “sporchi” derivanti dal gran lavoro difensivo di centrocampisti e difensori, per poter poi ripartire con gran velocità e freschezza. Se attaccata centralmente o con azioni personali questo tipo di difesa va a nozze. Necessari per metterla in difficoltà, oltre allo sfruttamento dell’ampiezza, il “cambio di linee” fra attaccanti e centrocampisti. Se l’Udinese dà pochi punti di riferimento avanzati, venendo “fuori” dalla linea con i giocatori d’attacco, può mettere poi in grossa difficoltà il Brescia con l’inserimento di centrocampisti e trequartisti vari. Assolutamente rilevante poi per il reparto difensivo la gran “presenza” fra i pali dell’ottimo Sereni.

FASE DI POSSESSO
Schierata da destra a sinistra con Zambelli, Bega, Martinez e Dallamano, la difesa imposta il gioco prevalentemente appoggiandosi al mediano-regista Cordova (dotato di un bel destro lungo e preciso, pericoloso anche sui calci di punizione), oppure cercando subito i tre davanti. Maggior spinta laterale a destra con Zambelli, ex centrocampista, che si alterna con Baiocco negli inserimenti in fascia. Reparto di centrocampo completato a sinistra da Hetemaj, finlandese di gran corsa e agonismo.

Il gioco del Brescia non si sviluppa con azioni manovrate, ma vengono subito cercati i tre giocatori avanzati cui si aggiunge poi in fase di inserimento a turno una delle due mezzali. In pratica non più di quattro giocatori che partecipano alla conclusione dell’azione. Sicure le due punte che si integrano e si trovano a meraviglia, Caracciolo, grande capacità di allungare immediatamente la squadra, ed Eder, una specie di Sanchez meno “elettrico”, ma con le doti realizzative di Di Natale. Da decidere chi fra Kone, più centrocampista e pericoloso con inserimenti palla al piede , e Taddei, decisamente più simile allo squalificato Diamanti, per il ruolo di trequartista.